Libro Giallo - Il Patto

Scritto da Polpetta

“Sputa il rospo Johnny! Cosa vuoi?”

“Sei sempre il solito Nik, non perdi tempo. Ok parlerò chiaro”, disse vuotando il bicchiere d’un fiato.

“Tu conosci i miei affari e sai che non sono il tipo che cerca grane”, mi disse fissandomi con due occhi furbi ed un sorriso beffardo, “sapevo che ti avrei trovato qui”, ed estraendo dalla tasca interna del cappotto un foglio lo poggiò sul tavolo davanti a me.

Era una lettera scritta con una calligrafia che conoscevo bene.
“Vai al Red Seal, li incontrerai un uomo. Effettua lo scambio ed il tuo vincolo sarà sciolto. Firmato L”.

Non capii bene cosa significasse quel messaggio tranne il fatto che l’uomo da incontrare dovevo essere io e che Johnny avrebbe dovuto consegnarmi qualcosa. Ma cos’era questo vincolo da sciogliere? Quali affari intercorrevano tra Johnny e il misterioso L? 

Fissai nuovamente Johnny e rimasi sorpreso dal suo cambiamento. Nel suo sguardo non c’era più l’insolenza di pochi secondi prima, bensì preoccupazione. Non ci avrei giurato ma adesso sembrava terrorizzato e cercava con tutte le forze di nascondere le apparenze.

“Cosa dovrei farci con questa lettera?” chiesi infastidito. 

Toccai un nervo scoperto. “Ma come?!? Credevo che tu?!? Ma allora?!?”, sudava freddo.

Era il momento giusto! Lo afferrai per la camicia strattonandolo. Tirai di scatto e questi picchiò forte la testa sul tavolino facendo esplodere il bicchiere in mille schegge e molte delle quali gli si conficcarono tra la fronte e lo zigomo.

“Che diavolo succede Johnny?!?” gli sussurrai nell’orecchio con il tono più furioso e grave che potessi produrre. “Parla, pezzo di merda!!!”

“Dov’è mia moglie?”, chiese il magliaie sanguinante.

Senza mollare la presa dal suo collo continuai a torchiarlo.

Tre giorni addietro Johnny era tornato a casa ma sua moglie non c’era. L’aveva cercata ovunque ma di lei nessuna traccia. Qualche ora prima, rincasando, aveva trovato un pacchetto e la lettera che mi aveva mostrato. Quindi aveva raggiunto di corsa il locale e si era appostato in un angolo in attesa dell’uomo che avrebbe dovuto incontrare. Finché non arrivai io.

Lasciai la presa ed aspettai che si calmasse mentre con un fazzoletto tamponava il rivolo di sangue che gli sfiorava l’occhio.

“Io non c’entro niente con la sparizione di tua moglie. Anch’io sono qui a causa di L”, dissi porgendogli la mia lettera.

Mentre continuava a rileggere quelle poche righe cercando di venire a capo provai quasi pena per lui, così gli raccontai per sommi capi gli eventi che mi avevano condotto li quella sera.

Quando finii il mio racconto Johnny si era tranquillizzato e facendo un profondo respiro tirò fuori dal cappotto un piccolo pacchetto avvolto malamente con carta da imballaggi.

“L’ho scartato prima di venire qui ma non sono andato oltre. La lettera diceva che non ero io il destinatario di questa scatola così non ho osato aprirla. Non volevo compromettere il ritrovamento di mia moglie.”

“Hai fatto bene Johnny. Ora è meglio che vai. Ti prometto che se scoprirò qualcosa che riguarda tua moglie ti contatterò immediatamente”.

“Ok Nik farò come dici. Aspetterò tue notizie. Ma stai attento: credo che siamo finiti in qualcosa di losco e soprattutto pericoloso. Non provare a chiamarmi ne a venire a casa mia, non mi troverai. Credo sia rischioso quindi ne me starò rintanato in qualche locale in attesa. Conosci L'enfer all’angolo tra la venticinquesima e Wound Street? Mi troverai li”.

Detto ciò Johnny si alzò dalla sedia allontanandosi. Lo vidi giungere al bar lasciando una manciata di banconote sul bancone. Il barista si mosse per recuperarle poi dopo avermi lanciato uno sguardo disse qualcosa a Johnny che velocemente si diresse verso il retro del locale sparendo dalla mia vista.

Ero ancora seduto al tavolo con davanti quella misteriosa scatola. Mi guardai intorno poi lentamente allungai le mani su di essa. Era una piccola scatola scura di legno lucido riccamente decorata. Gli intagli ricoprivano quasi interamente la sua superficie con complicati disegni geometrici ed al centro sul coperchio spiccava un’elegante L dorata.



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